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Era il tempo 

Era il tempo
in cui le parole
bisognava andarle a cercare
mai si erano nascoste così bene
mai erano finite così lontane
mai erano così finite. 

Inutile chiamarle
non erano più lì
non sui marciapiedi
non dietro l’angolo
non vicino a quell’albero
o su quella panchina
non tra le borse del mercato
o davanti alla gelateria migliore. 

Non ve ne potete andare così
lasciarci soli
in queste strade
costruite per andare
che ora sanno
di mondo spento
di falene sbattute. 

Qualcuno dovrà andarle a stanare
prenderle per le orecchie
mandarle a letto senza cena
e dirglielo
dirglielo urlando:
giurate che non lo farete mai più
giuratelo
giuratelo su di noi
che vogliamo tornare ad essere
quello che avete di più caro al mondo.

 

Cura celeste 

Ho costruito
una finestra sul cielo,
tavolo, letto e armadio
ho preparato nella sua stanza
per farlo restare un po’,
e nel cortile ho ordinato le foglie,
messo luci colorate
per festeggiare il suo arrivo. 

Datemi un angelo,
quella specie aerea che
porta odore di naufragi
e di nuvole spaventate.
Lo prenoto adesso
prima che finiscano
perché certo saranno in tanti ora
a volerne uno. 

 

Il bambino che non abita il tempo 

Il bambino che non abita il tempo
non sa aspettare
che passi il buio
che la ferita guarisca
che passi la fame,
e pensa che una porta che si chiude
si chiude per sempre.
Il bambino che non abita il tempo
non sa che quando
lancia un sasso in aria
il sasso ha voglia di tornare,
quando percuote
con un bastone un albero
o schiaccia una formica
o tira la coda a un gatto
lo fa a un po’ più di qualcosa. 

Il bambino che non abita il tempo
non sa cosa c’è
oltre la casa
sopra il tetto,
sotto la terra
dentro la pancia
dietro una parola
e si stupisce ogni mattina della luce, ogni sera del buio
e che il fuoco ogni volta scotta
e che ogni volta la pioggia bagna. 

Il bambino che non abita il tempo
pensa che le foglie cadute
torneranno ai rami
e diventeranno uccelli. 

Il bambino che non abita il tempo
pensa che le parole
mamma e papà
sono due come
i piedi per camminare
gli occhi per vedere
le orecchie per sentire
le mani per toccare.
A quel bambino che non abita il tempo
bisogna dare la mano,
fargli sentire
che è attaccato al mondo,
tenerlo ben stretto
perché è un attimo
per lui
prendere il volo.

 

Questa felicità qui

Qualcuno dice
ci sono ben altre cose
che danno felicità,
io dico che è anche
il panino con prosciutto
e formaggio, preparato con cura,
ben arredato di tovagliolini,
riposto in un bel sacchetto
di carta croccante, perché oggi
andremo a Venezia.
C’è un cielo azzurro che canta
c’è che scivoleremo
come anguille tra la gente,
di contorno ci sarà il mare,
e sarò contento all’ora di pranzo
quando tireremo fuori il panino
fatto con le nostre mani,
le nostre mani sante.